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Il volume cerca di entrare, con discrezione, nel terreno "accidentato" di chi ha praticato la violenza producendo morte e divisioni, avendo fatto della logica mafiosa il suo stile di vita. Le domande poste all'ex mafioso ed ora collaboratore di giustizia, Luigi Bonaventura, offrono ad ognuno, attraverso le sue risposte sincere e stimolanti, la possibilità di farsi un'idea di cosa significhi vivere in terre, famiglie e contesti nei quali la mafia ha sempre dominato e spadroneggiato. Ma siccome "l'uomo non è il suo errore" e non si può pensare che la persona non possa mai uscire dal suo passato tenebroso, ecco che si dischiude al lettore l'esperienza del cambiamento, del passaggio "all'altra riva". In ognuno di noi ci sono due sponde, ciascuno sceglie quale abitare. Il libro, oltre che documentare queste modulazioni dell'animo umano, intende anche creare, accendere una scintilla per fare antimafia, per seminare la cultura della non violenza, perché per tutti c'è sempre una possibilità di reviviscenza. Anche la fragilità umana può diventare cattedra di vita vissuta, mediante un processo di purificazione e nuova integrazione.