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Nell'esistenza di ognuno di noi c'è una soffitta. In quell'angolo dove abbiamo relegato la nostra infanzia, i nostri ricordi, c'è un sottotetto di ragnatele dove pian piano finiscono giocattoli smessi, grammofoni vecchi o rotti, fra lettere d'amore, piccoli chimici e album di figurine. Anche chi non ha mai avuto la "sua" soffitta, se la cerca bene finisce per trovarla. Magari in qualche "addormentato" ripostiglio dentro di sé. Un sottotetto o un sottoscala di una casa o dell'anima, che improvvisamente spunta fuori in una chiacchierata con il "vecchio" padre o la mamma o un nonno. O nei ricordi di un parente, incontrato dopo chissà quanto tempo. In quel "ripostiglio" c'è sempre un vecchio baule con le cinghie corrose e i manici ossidati, pieno di cianfrusaglie e foto ordinate o sgualcite, come radici dimenticate di un albero che pure guardiamo distrattamente tutti i giorni, senza vederlo ormai neanche più. Perché è lì, fa parte dell'ambiente che ci circonda. Non ci appassiona né ci attrae finché qualcuno di passaggio non ci dice: come è bello quell'albero. Allora ci scuotiamo, gli diamo un'occhiata superficiale e diciamo: "sì, è vero, è bello...". Non si pensi però solo a una raccolta di poesie introspettive-sociali che richiama il passato attraversando adolescenza e maturità per migliorare la "conoscenza" attuale e futura. Questa seconda edizione è anche il simbolo di una protesta, perché nasce dalle ceneri di una raccolta, come tante altre, "bruciata" da un sistema di piccola editoria che è ormai chiaramente il vero ramo morto della cultura italiana, a proposito del quale qualcosa bisognerà fare. Anche su questo, e sulle sorti della poesia, l'autore vi invita a riflettere.