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Questo romanzo sulla vita e la testimonianza della martire Agnese, stroncata durante la persecuzione dioclezianea, come tanti altri testimoni, riprende un antico dramma, rappresentato al "Castello nostro", come veniva definito anticamente il paesello aggrappato alle caviglie dei calvi monti appenninici: per la prima volta veniva presentato il 21 gennaio del 1920. Poi viene ripresentato di nuovo lo stesso giorno di Santa Agnese, il 21 gennaio del 1956, quando c'era tanta neve: un po' prima ed un po' dopo la parentesi fascista, nella parrocchia dedicata alla Terza Persona della Trinità. È un'interpretazione libera e sagace del martirio - la prova più grande dell'amore - di questa tenace e forte donna. Queste vergini sante hanno testimoniato ed è conservato nei secoli il loro ricordo. La stessa Agnese appare ai genitori dopo la morte e dice: - Perché mi piangete come se fossi morta? Non sapete che sono nella vera vita? Naturalmente viene esaltata l'inconsueta virtù della purezza, come forte richiamo al giorno d'oggi, dell'integrità morale e sociale.