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Gnosticismo, per definizione, può dirsi qualsiasi sistema che, pieno di fiducia nelle capacità iniziali della ragione, crede di risolvere i vari problemi dell'essere, con sicurezza e fuori di ogni illuminazione esteriore: la parola "gnosis" è adoperata dai classici come sinonimo di conoscenza. Ma, per uso costante, tale designazione ha un ambito più ristretto, e suole indicare alcune speciali dottrine, fiorite in varie epoche della storia della filosofia, le quali, nate da una compenetrazione bizzarra di misticismo e di razionalismo, si sono chiuse in una terminologia di mistero e in una aristocratica riserbatezza, quasi sdegnando la propaganda minuta dei propri principi fra gli strati inferiori della società: per i pitagorici come per Platone, "gnosis" significa una contemplazione superiore dell'infinito. Per antonomasia poi si suole chiamare gnosticismo una manifestazione di pensiero, strana e a prima vista indecifrabile, che, fra il primo e il terzo secolo del cristianesimo, insidiò la tradizione evangelica, e, prendendo a prestito dal neo-platonismo alcuni concetti cosmologici e dal cristianesimo altri soteriologici, soddisfece anch'esso alle tendenze sincretistiche di quel periodo storico, e morì sopraffatto dalla corrente meno affinata, ma democratica e sana, del cattolicismo.