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Un uomo sulla trentina, stanco di tutto, si rintana in un albergo di provincia in cerca dell'oblio. Qui accederà a una dimensione segreta e intima dell'esistenza spiando attraverso un buco nel muro le vite altrui, tra miserie, incanti, rivelazioni, depravazioni. "L'Inferno", opera pubblicata nel 1908, nella quale coesistono una scrittura e una sensibilità simboliste e decadenti con temi naturalisti, segna una svolta nella produzione letteraria di Barbusse. Pur conservando tracce di cupo pessimismo, l'autore tende al suo superamento attraverso uno slancio, se non ancora proiettato verso una salvifica dimensione socializzante, avviato quantomeno a una forma di rigenerante umanitarismo. Attraverso uno sguardo vigile e dilatato, Barbusse penetra nelle singole infelicità, strappando brandelli di verità a quel formicolare di esistenze appartate e oscure. Al suo apparire, il romanzo fece scalpore per la scabrosità dei temi trattati.