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Cresciuto all'intersezione tra tre culture - cattolica, protestante ed ebraica - André Haynal, protagonista della psicoanalisi europea e internazionale, racconta l'infanzia nella natia Budapest, lo strazio della guerra, dell'occupazione nazista e dell'occupazione sovietica, l'avventurosa fuga in Svizzera, il ruolo che ricoprì nella riorganizzazione postbellica della psicoanalisi, la sua paziente lotta contro il fanatismo e il fecondo incontro con l'opera di Sándor Ferenczi. Ma come ricorda Franco Borgogno nella presentazione, questa «appassionante autobiografia» è anche molto di più, trattando innanzitutto «di come si possa sopravvivere alla depressione e a traumi cumulativi attraverso un atto continuo di riparazione e di creatività [...], mantenendo il senso di essere se stessi accettando ed elaborando non senza un'intensa sofferenza sia il distacco dalle persone e dai luoghi amati, sia il sentirsi sempre stranieri («alieni») nei posti dove ci si è trovati ad abitare nel corso di un'esistenza, sorprendentemente movimentata e perigliosa».