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È uno strano posto quello che fa da scenario ai ricordi di Hafid: un villaggio marocchino brulicante di bordelli, mendicanti, pescatori e moschee, descritto con l'affetto della memoria del bambino ma mediato con l'ironia dell'adulto trapiantato in una metropoli europea, Amsterdam. Nelle sue storie troviamo leader religiosi costretti a vietare la vendita di cetrioli e melanzane a causa delle loro potenziali applicazioni falliche, iniziazioni sessuali, spiriti maligni, strani eroi di guerra. Ma niente di tutto questo è gratuito. Bouazza ha un obiettivo preciso: mostrarci il grottesco del mondo in cui viviamo, in cui una cupa violenza è implicita nel permanere di austere tradizioni millenarie.