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Questo libro nasce da un esperimento in classe e racconta il percorso didattico che ha portato una docente ad affidare l'Inferno di Dante alla lingua dei suoi ragazzi: il napoletano. Ne è nata un'esperienza unica, nella quale gli alunni hanno giocato, sperimentato, osato, ricostruito un classico eterno della letteratura mondiale, raccontandolo con il loro sguardo, il loro vocabolario. Al loro fianco, guida discreta, la docente, che nella prima parte dell'opera riflette sul mondo della scuola e su come ci si debba sempre mettere in cerca di nuovi strumenti per avvicinare i ragazzi allo studio, alla conoscenza. La scuola è ancora viva? Forse la risposta risiede in questi dieci canti dell'Inferno tradotti nel libro. Di certo, per sopravvivere, alla scuola non può mai mancare l'ossigeno di cui oggi più che mai necessita: l'entusiasmo. Sempre nell'attesa di riflessioni e decisioni politiche più lungimiranti.