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L'antico manoscritto proposto in questo libro, è una flebile voce che ci giunge dal passato; ci racconta le mirabolanti imprese dei Paladini di Francia, di esecrande azioni di Mori infedeli, di Carlo Imperatore impegnato nella difesa della cristianità, di conversioni tribolate, di follie e di amori. Su tutti una voce narrante, quella del Cantor di Rinaldo, e un proscenio, il Molo di Napoli (poi l'Arco della Neve). ...Il segaligno declamatore, circondato da una torma di popolani vestiti di stracci - sfaccendati, vastasi, scugnizzi, servette - ha in una mano una bacchetta che solo in apparenza è tale, mentre ha l'animo della Durlindana, e un logoro brogliaccio che gli serve da "suggeritore", mentre una mimica ispirata aiuta a compiere il miracolo. Una partigianeria sfegatata portava i singoli - non a caso definiti Patuti - ad immedesimarsi nel personaggio amato, con il rischio che le zuffe letterarie prendessero corpo anche nel mondo reale, portando a scontri, coltello alla mano, per motivi razionalmente inspiegabili. In questi fogli c'è un mondo scomparso duecento anni or sono, al quale guardiamo con la nostalgia riservata a un bene prezioso, perso, ormai per sempre.