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Dopo la raccolta di versi saffici trasposti in vernacolo ed edita per i tipi dell'editrice De Frede di Napoli, con il titolo di "Saffo e Carlo gemelli in amore", Carlo Vaino si cimenta in una seconda antologia poetica, pubblicata con gli ormai familiari caratteri dell'editrice partenopea, in cui, ormai corroborato dalle suggestioni della tradizione classica, procede nella produzione artistica, con la rappresentazione di un universo interiore assolutamente autobiografico, in cui vengono richiamate alla memoria situazioni personali effettivamente vissute e protagoniste reali di autentiche vicende sentimentali. Tutto ciò, neanche a dirlo, grazie agli strumenti irrinunciabili delle letture liceali che mettono a disposizione del giovane autore uno smisurato retaggio sentimentale, lirico, mitico e, in senso lato, poetico, perché egli esprima compiutamente i propri moti dell'animo e definisca la propria identità umana e culturale. Anche in questo caso l'autore trasceglie, dallo scrigno prezioso della sua memoria e dagli abbozzi giovanili degli anni '50 e '60, la materia umana, qui conservata nella sua quasi totalità e autenticità di espressione.