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La ricostruzione di un testo lirico ellenico è di certo un'esperienza emozionante e totalizzante che pone a dura prova le conoscenze, le intuizioni, le convinzioni e gli umori stessi di chi vi lavori, ma al tempo stesso rassomiglia alla condizione di un esploratore che si addentri nel fitto rigoglio vegetale e animale della foresta: lì si va alla ricerca di una parola o di una porzione di questa o di un accento o anche di un apostrofo o insomma di qualche indizio che, pur minimo, serva alla lettura e all'interpretazione di un testo, qui, invece, ci si appassiona alle avventure di chi, camminando fra sterpi, rami, grovigli di piante e rifugi di fiere, intenda guadagnare alla scienza e alla civiltà esperienze e fatti che altrimenti si ignorerebbero. Ma la soddisfazione è comune: strappare all'oblìo o all'ignoto segreti millenari che hanno scandito momenti decisivi della storia dell'uomo. La favolosa isola di Lesbo e le sabbie voraci dell'Egitto si contendono qui un tesoro inestimabile di cultura, bellezza, sentimenti, idee e quant'altro abbia elevato la condizione umana emancipandola dal servaggio della natura e riscattandola dalla dimensione primitiva che pure le appartiene.