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Quando scegliamo un libro che parla di un cammino, generalmente lo facciamo per trovare senso alle cose. Riflessioni di fede, socio-politiche, filosofiche, o emozionali. Forse lo facciamo anche per "camminare" restando seduti, per trovare passi da ripercorrere, e se ci va bene qualche risposta o conferma. E se invece in quel libro che stringiamo fra le mani, trovassimo solo domande, sollecitazioni, riflessioni aperte, nessuna risposta certa, se non quella personale che lo scrittore dà a se stesso? Avremmo scelto, allora, un libro che ci invita a "camminare" per ricercare, per le domande e non le risposte, per sentire e non semplicemente riflettere. Angelo Coscia fa questo, ci lascia camminare scomodi come ha fatto lui, ci invita a guardare dentro i nostri zaini, a riflettere, emozionandoci, e a scegliere dopo il giusto cammino, dopo i giusti passi, di tornare a "casa".