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L'opera è frutto di un'attenta riconsiderazione di tradizioni, luoghi e documenti su Sant'Ansano. Il Santo era stato ritenuto leggendario persino nella monumentale Bibliotheca Sanctorum, che risente del clima revisionista introdotto dal Concilio ecumenico Vaticano II dei primi anni '60 del secolo scorso. Invece l'autenticità di Sant'Ansano è dimostrata da Alberto Fatucchi congiungendo tre percorsi argomentati come convergenti: la natura vulcanica del suolo nell'area del martyrium; l'etimologia del nome, accanitamente ripetuto nella forma originaria Amsanus per secoli in sedi del potere anche alto; il luogo di Dofana, appendice balneare della città di Siena, poco distante da questa e presumibilmente sede del processo e dell'esecuzione. Il tutto è come amalgato dalla radicata ierofania, cioè dall'attitudine molto diffusa tra gli antichi di leggere le forme del paesaggio come espressione del divino. Ma è anche integrato dal dissidio tra i Longobardi di Arezzo e di Siena, che si confrontarono a lungo, anche con spargimento di sangue per il controllo della zona di confine tra le due diocesi in cui ricadeva Dofana. Ebbene, quasi tutti i proprietari terrieri di quest'area, nei documenti del processo imposto dal re da Pavia, rivelano un caloroso attaccamento a San Donato, il martire protettore dei guerrieri longobardi da fi ne secolo VII, per loro indicativo della diocesi di Arezzo. Ma i Longobardi senesi gli contrapposero costantemente, nella loro volontà di consolidare il predominio nell'importante area di confine, la devozione per Sant'Ansano. Il cui culto, come dimostra il ricco apparato iconografi co, ha avuto nei secoli un'inaspettata fortuna.