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"Agli italiani la pastasciutta non giova". Corre l'anno 1931 quando Filippo Tommaso Marinetti dichiara guerra "all'assurda religione gastronomica italiana", proponendone l'abolizione perché, scrive nel suo breve Manifesto della cucina futurista, "per esempio contrasta collo spirito vivace e coll'anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani. Questi sono stati combattenti eroici, artisti ispirati, oratori travolgenti, avvocati arguti, agricoltori tenaci a dispetto della voluminosa pastasciutta quotidiana. Nel mangiarla essi sviluppano il tipico scetticismo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo". Nel Manifesto, Marinetti propone anche una serie di ricette per il pranzo, da quello "eroico invernale" a quello "musicale autunnale", a quello "oltranzista". In appendice, il volume è arricchito dal Manifesto della Danza futurista (1917) e dal breve saggio Come si seducono le donne (1916).