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Le «questioni» contenute in questo pamphlet vogliono percorrere un tratto di sentiero nella direzione della comprensione del tema del paesaggio. Ma non su di un sentiero speculativo, come quello, ben più significante, di heideggeriana memoria. Semmai in un cammino accidentato e scosceso di montagna. Come quello delle cime porfiriche di certi angoli delle Alpi dove, per poter garantire la continuità visiva del percorso, sono messi a sentinella e a indicatori degli informali cippi costituiti da pietre sovrapposte a mo' di piramide (omeneti = piccoli uomini). Così, la «definizione» di paesaggio e le «dieci questioni» che aprono questo scritto, hanno il compito di indicare, come un'infilata di omeneti, un possibile percorso. Nella consapevolezza che la montagna (il paesaggio, cioè) è ricca di potenziali percorsi, dove spesso è possibile perdersi, confondendo le pietre per segnali. E nella certezza che, in ogni caso, quello che si sta percorrendo è uno dei tanti sentieri possibili per arrivare alla meta; la lettura, l'interpretazione, la codificazione di un fenomeno che riguarda tutti: studiosi, turisti, abitanti e osservatori.