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Con disinvoltura Graf compone "Il Diavolo", definito dallo stesso autore, come: libro popolare, che si potesse leggere senza fatica, ma forse non senza qualche gusto, da chiunque non faccia profession d'erudito, intendendo con tale termine, come già sottolineava e precisava, alla fine del secolo scorso, Luigi Firpo (1915-1989) un pubblico di lettori sì colti, ma che non fossero storici, eruditi di professione. Un libro pertanto avvincente e denso al tempo stesso, la cui trama s'imposta sulla profonda conoscenza dell'autore di un ampio e variegato complesso di documenti e sulla loro abile e accorta tessitura. Un sapiente arazzo in cui i fili della storiografia, che formano la fitta, compatta trama, s'intrecciano con quelli dell'ordito dell'ironia, del sarcasmo, delle assolute, incrollabili certezze delle conquiste della ragione e del positivismo propri di una Belle Époque che ancora non ha conosciuto la follia della Grande Guerra.