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Dopo aver conosciuto un certo successo, Marino rimane vittima delle proprie ossessioni. Impegnato a "passare attraverso ogni esperienza senza soccombere, non importa quanto potesse risentirne", lo scrittore perde Eleonora e, quel che è peggio, perde l'ispirazione. Non c'è più niente da inventare, la sua opera è troppo meno interessante della sua vita, l'unica cosa di lui che ancora fa scalpore nelle folli notti dell'Agglomerato, il perverso scenario post-urbano dove si muovono i personaggi della nuova Bohème e si intrecciano tutti i cammini e le storie. Marino amava mescolarsi con chiunque e passare attraverso gli individui più diversi rimanendo sempre se stesso, o almeno così diceva lui. Ma in realtà lui chi era? Questo Eleonora da un po' di tempo non riusciva più a dirlo con certezza. Lui era certo di saperlo, e riusciva perfino a convincerne il prossimo: era solo uno che univa yin e yang, decadenza e vitalismo, o, come diceva lui, chic e shock.