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Roberto Carvelli rinverdisce un genere "classico" della letteratura: l'invettiva. E se la prende con vigore contro cose apparentemente piccole o inconsapevolmente grandi. L'invettiva, infatti, è un genere che la nostra letteratura ha praticato molto (da Giovenale a Thomas Bernhard) e, anche se oggi sembra fuorimoda, motivi per inveire contro qualcosa ne rimangono molti: internet trabocca, anche in maniera inconsapevole, di invettive. Ecco qui, messi insieme, un po' di rancori, scagliati con brevità contro le confezioni famiglia, l'uso delle allusioni sessuali in pubblicità, chi parla di calcio, l'uso della candeggina nelle pulizie degli uffici, il racconto delle vacanze e dei fidanzati, l'uso smodato di decorazioni natalizie, i racchettoni e altri giochi da spiaggia, i reggiseni imbottiti, le macchie di unto sulle cravatte, la scaramanzia, le crisi di mezza età.Tutta una serie di livori che fanno riflettere su usi e comportamenti fastidiosi che alla fine arriviamo a percepire come nocivi.