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Secondo la cultura giapponese l'Haiku dovrebbe essere espresso in un solo respiro, capace, con pochi "on", l'equivalente cioè delle nostre sillabe, di catturare un sentimento, o un'immagine, con uno specifico linguaggio sensoriale. Originari del XVII secolo, queste brevi ma intense poesie sono spesso ispirate da elementi naturali, o da momenti di bellezza, o un'esperienza emozionante. Solitamente essi si compongono di due parti grammaticalmente indipendenti e anche da immagini separate. Ma ciò che importa è che la composizione abbia una forza intrinseca capace di coinvolgere il lettore, emozionandolo e inducendolo ad una profonda riflessione intimistica. Poche sillabe, poche parole insomma ma tanta, tanta forza espressiva. Un linguaggio inusuale per noi occidentali, che all'inizio ci sorprende, trae in inganno, ma alla fine ci conquista. L'autrice con questa silloge è riuscita nel difficile intento e con la sua sensibilità poetica, la sua dolcezza interiore, il suo talento naturale nel saper interpretare il linguaggio della Natura, ci regala i suoi Haiku, vere e proprie perle di sentimenti che risvegliano il nostro torpore spirituale con l'universale linguaggio della bellezza.