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Alberto d'Errico (1937-2017), pluridecorato di medaglia d'argento al valore civile, è stato Comandante provinciale di Napoli e poi Capo del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco. Lo scorrere del tempo nella vita di un uomo spesso è segnato da vicissitudini che alternano luci e ombre nelle esperienze maturate. Ciò vale per tutti, a prescindere dalla posizione occupata professionalmente e nella società. Un percorso questo che rivela sempre l'unicità di ognuno, connotandone la personalità. Alberto d'Errico non sfugge a questo ineluttabile destino, che mi spinge a cercare, nei ricordi vicini e lontani, le tracce di un cammino pregno di umanità a cui si è sempre accompagnato il senso del dovere e di appartenenza, in primis allo Stato e poi al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Una simile ricostruzione, nel suo caso, comunque risulta riduttiva, perché d'Errico uomo ha fatto molto di più, ha voluto essere, ed è stato, un maestro di comportamenti. Chi di noi, e siamo in tanti, lo ha conosciuto e frequentato, ha la consapevolezza di aver fatto un'esperienza umana e lavorativa che ha irrimediabilmente segnato il prosieguo della propria vita. Questo libro esce a un anno dalla scomparsa di Alberto d'Errico. Quando egli è venuto a mancare, qualcuno ha pianto. Nel riannodare in questo tempo il filo dei ricordi che ha fatto da trama a questo racconto, si è rafforzata in me la convinzione che condividere e partecipare la memoria di un uomo che si è conosciuto e con il quale si sono condivisi tanti momenti, alcuni anche spiacevoli, sia un'emozione e un'esperienza importante. Quel pianto, dianzi citato, è un rimpianto. (Raffaele Ruggiero)