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Nel libro Confini/Borders, Angela Capurso si serve della scrittura e della fotografia come linguaggio duale e strumento di ricerca per far luce sulle fragili tracce di transiti e migrazioni del passato lungo la Murgia, il vasto e silenzioso territorio mediano tra Puglia e Basilicata, sin dall'epoca preistorica. Dalla paleosuperficie di Cava Pontrelli e gli ipogei carsici di Lamalunga (Altamura), alle cave di tufo di Matera, al castello sconosciuto di Garagnone (Poggiorsini), alle testimonianze scomode di "archeologia militare", come il Campo profughi (Altamura-Gravina) e le Basi missilistiche della Guerra Fredda, fino all'utopia della riforma fondiaria (Borgo Taccone, Irsina): una terra di indistinti confini su cui hanno soffiato i venti deboli e forti della storia. Più che fisico, il confine è un luogo metafisico. Mentre muri e recinzioni raccontano l'esclusione, al contrario, il senso etimologico di limite comune richiama il luogo simbolico dove si finisce insieme, punto di incontro reciproco. Eppure per chilometri si può non incontrare nessuno, tra paesaggi che lasciano poco spazio all'interpretazione soggettiva. Se mai provano a interpretare noi.