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Eutanasia e aborto, due protagonisti assoluti del nostro tempo presentati come panacea per prevenire i massacri dei feti o per "garantire" la libertà dalle sofferenze indicibili dei malati terminali. È tutto così lineare? Gli aborti illegali raggiungevano davvero i numeri spaventosi riportati dai cosiddetti progressisti? L'eutanasia è possibile soltanto nei casi più gravi? E in base a quali parametri questi ultimi vengono valutati? Chi stabilisce il limite della sofferenza umana, ammesso che sia possibile definirlo oggettivamente? Ovviamente, le questioni sono molto più complesse...