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La mia familiarità con la poesia di Nazario Pardini data da tanto tempo. Ho seguito negli anni la sua valorosa ricerca oggi consegnata a numerosi volumi di versi; tuttavia più recentemente ho avvertito viva la necessità di un esame critico unitario e soprattutto organico di una produzione lirica (il narratore è stato senz'altro meno prolifico) così ampia e piena di sfumature emozionali, di sollecitazioni intellettuali, di echi e suggestioni di cultura. Sono ben consapevole dei limiti della mia indagine, che può solo costituire un avviamento alla lettura di un'opera persuasiva e stimolante anche per la molteplicità dei significati in essa presenti e quindi per la pluralità dei percorsi consentiti dai testi. Spero di aver conseguito almeno questo obiettivo, magari sulla falsariga di un ideale di critica "mai... violenta. Semmai dolce", come quella auspicata dal poeta. La stesura di alcune parti del lavoro ha coinciso con un grande dolore personale: la breve, fatale malattia e la scomparsa di mia madre. Alla sua memoria è dedicata questa modesta fatica.