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L'opportunità creativa e ricreativa è andata del tutto sprecata: l'eclissi dell'umanesimo ha presto significato in Occidente quel che ancora, e secondo alcuni ormai irreversibilmente, significa, ossia la fine della cultura intesa come emancipazione individuale e collettiva, la fede convinta nella barbarie, e non la semplice occorrenza di una profonda crisi di civiltà. Perché, se questo fosse corretto, verrebbe da chiedersi: ma davvero crediamo che, nel trentennio o quarantennio che abbiamo alle spalle, la letteratura sia di fatto sopravvissuta alla scomparsa dell'uomo e che essa, magari da tempo moribonda e persino conservandosi tale, possa ciononostante continuare a sussistere?