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L'autore, nei suoi cento Canti, ambisce a trasfigurare la storia, la cultura, il paesaggio e la natura del Mar Mediterraneo in un poema esaustivo. Fedele come sempre alla lezione dannunziana, ne trae insegnamento per una retorica classica, latina e mediterranea, ravvivando i falsi alcyònii della Renaissance latine. Il Mediterraneo, secondo Savona, è culla della civiltà europea e occidentale, a cui non si contrappone e da cui, anzi trae a sua volta alcuni contenuti (il decadentismo francese e Nietzsche, soprattutto), ispirandovisi per alcune situazioni (come nei componimenti Mescolanze nordiche e L'archeologo tedesco). La complessità dei legami con il passato culturale non impedisce a questa poesia di elevarsi a un curioso livello di originalità, alternando il registro lirico, epico e filosofico-dottrinale a quello tecnico, didascalico ed erudito.