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Non è sicuramente il famoso pino ormai sradicato di casa Pirandello, ma è un pino (non distante da quello, in linea d'aria) sotto il quale Piero Carbone - attraverso l'antidoto della scrittura - ha tentato rimedi ai recenti periodi di sconvolgimenti e d'isolamento forzoso. Si dice 'albero' e si pensano le 'radici', le stesse radici non eludibili - le sue - che Carbone fa venire fuori da una consolidata coscienza poetica che lo porta ancora verso un duplice impegno tra etica ed estetica, e per di più attraverso un linguaggio "terragno" che, alla stregua d'una vox clamantis, lo induce a definire in maniera originale e suggestiva le tante riflessioni sugli uomini e sulle "cose" del mondo. Ed accogliamo anche con immenso fervore il suo generoso auspicio che assegna alla poesia una continua correlazione con i misteri della vita.