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«Cosa rimane oggi di immagini, atmosfere, volti, colori fissati nel tempo dai versi degli Ossi? (...) Eugenio ha provato grande amarezza per lo sradicamento dalla sua terra e ha conservato gelosamente nella memoria quanto col tempo è stato distrutto. (...) Ma negli anni gli torna nella mente sempre più vivo il paesaggio della sua Liguria così com'era nella stagione lontana della fanciullezza e della giovinezza. In molti versi della maturità e della vecchiaia c'è un ritorno al passato, un continuo aggrapparsi ai ricordi di allora». Nella prefazione a questo volume, la nipote Bianca ci offre uno scorcio del Montale uomo, oltre che del Montale-poeta, con le sue umane contraddizioni e il suo soffrire per quel legame a una terra che, logorata dal progresso e dall'inevitabile scorrere della vita umana, non è possibile rivivere se non attraverso i ricordi di gioventù. I testi qui raccolti a cura di Stefano Verdino sono stati originariamente scritti per occasioni specifiche o come elzeviri, c si distendono per circa mezzo secolo, uniti dal fatto di avere la Liguria come protagonista o come sfondo.