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Vita e musica, in Liszt, sono legate da un filo invisibile. La musica, "arte insieme divina e satanica che più di ogni altra induce in tentazione", è vista come missione e aspirazione ultima dell'uomo, eterna ricerca e sperimentazione volte allo svelamento del mistero della divinità e come atto d'amore e di fede. Il compositore stesso fu, durante tutta la vita, alla ricerca della sua pura essenza e il suo gigantesco lascito musicale contiene, di conseguenza, «una ricchezza, una trasformazione e una coerenza impressionanti». Un interessante tracciato di composizioni affini, con tutte le loro differenti versioni, è quello del De Profundis/Totentanz, che ricopre ben due terzi della sua esistenza. Tramite l'analisi di queste opere, accompagnata da concetti fondamentali relativi alle esperienze di Liszt e dagli avvenimenti del mondo circostante, si cerca di ricostruire la mentalità del compositore e la sua stessa percezione del mondo.