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Cosa c'è di più assurdo della quotidianità? Nei racconti di Claudia Apablaza la vita di tutti i giorni è il pretesto per descrivere una società paradossale ed esasperata da cui la protagonista, una giovane donna sulla trentina, instabile e inquieta, ma con una percezione molto lucida di sé e del mondo, tenta di allontanarsi. I suoi tentativi di fuga - dall'onnipresenza della tecnologia, dalla tirannia del corpo, dai meccanismi artefatti che governano i rapporti umani, dalla violenza delle costrizioni che definiscono il nostro tempo, dalla consolazione fittizia di sesso e spiritualità - sono per lo più fallimentari, ma proprio per questo risultano ancora più autentici e familiari. Attraverso una voce ironica e al tempo stesso amara, Claudia Apablaza traccia un ritratto del XXI secolo, tra fidanzati vegani dispotici, terremoti emotivi, happy meal e mantra zen, connessioni wi-fi, grassi saturi e latticini. Un labirinto di specchi in cui siamo obbligati a scontrarci con il riflesso di noi stessi, a volte amaramente sincero, a volte grottescamente deforme.