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Un pomeriggio di fine ottobre, Platini e Boniek sono seduti in un caffè di Torino. Sono stati catapultati in Italia dopo il mondiale 1982, per far vincere alla Juve la coppa dei Campioni. Tra i due stranieri nasce subito un'amicizia, lunga ormai quasi quarant'anni. Un rapporto costruito sulla sincerità. Critiche, oltre che sorrisi, ma vitalizzato dal rispetto e dalla stima. Alla Juve, per prenderli in giro, li chiamano Fraternité e Solidarnosc. Diversi, ma uguali. Specie quando si tratta di dialogare palla al piede. Platini sa trovare strade che sul campo altri non sono capaci di vedere. E lì spedisce il pallone per Boniek, veloce come una saetta e fulmineo nelle scelte. Uno nato nella ricca e austera Francia, raffinato di modi e di pensiero. L'altro, oltre cortina, prigioniero di un regime che gli sottrae metà dei guadagni. Entrambi europei, ma di un'Europa divisa dalle ideologie, separata dalle diverse economie e culture, capaci insieme di far brillare l'Europa juventina nelle magiche notti (purtroppo una anche tragica) di coppa dei Campioni."Michel et Zibi" di Enzo D'Orsi, che conosce bene i due campioni e i due uomini, è un libro di calcio e amicizia.