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Se abbiamo il coraggio di immergerci nella diversità dell'Altro, possiamo scoprire una profonda somiglianza che ci accomuna e ci rende fratelli nell'esplorare gli orizzonti variegati dell'umano. Il matto è l'Altro che abbiamo sempre stigmatizzato e separato dalla società dei normali. Se ci troviamo di fronte al malato come soggetto impoverito, allora la cura è permettergli di accedere nuovamente alla ricchezza dello spirito, ridandogli la piena dignità e capacità di essere umano. Non si cura puntando al minimo, ma al contrario permettendo al soggetto di confrontarsi con le sue funzioni superiori, quelle dello spirito: dare un senso a ciò che si vive, interrogarsi, confrontarsi e incontrarsi. Il libro ci propone il duplice incontro con l'Altro: quello nella profondità trascendente dello spirito e quello che avviene nella diversità della follia.