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«Chi perde il bambino che ha dentro di sé lo rimpiangerà per il resto della vita». Ne era convinto Pablo Neruda e ne è convinto l'autore che ricerca ostinatamente quel «bambino dentro di sé» fino a trovarlo e a farlo emergere. Ne deriva un "faccia a faccia" tra puer e senex nel corso del quale i "due" ripercorrono gli anni fino all'adolescenza, le cui "meraviglie" hanno perso progressivamente il loro smalto a causa della crescente incapacità dell'adulto di ascoltare il suo «cuore bambino». Nell'occasione, il segmento di vita dell'autore che viene ripercorso, si caratterizza per la contiguità tra il suo ambiente familiare e quello degli anni d'oro del cinema del dopoguerra. Riverberano nel racconto le immagini di Vacanze romane e di Ben Hur, quelle della commedia all'italiana e dei primi western e insieme balenano i profili dei protagonisti di quegli anni: da De Sica a Clark Gable a Charlton Heston a Totò a tanti altri. Il tutto rivisitato con la leggerezza e l'incanto, ma anche con la capacità di assimilare e di cogliere l'essenza, propri del bambino.