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Magda ha pochi mesi quando le succede qualcosa che non dovrebbe mai succedere e che le segna la vita per sempre. Una pentola di acqua bollente le si rovescia addosso. Il viso è salvo, ma il petto resterà sfregiato per sempre. Sua madre si dedica a lei quasi interamente, trascurando il fratellino di poco più grande, accompagnandola ovunque, non lasciandole quasi lo spazio di esistere. A Magda non resta altro che congratularsi con se stessa per la fortuna che le è capitata. La fortuna di essere una sopravvissuta. Non è facile vivere così, chiedendo scusa di esserci, in una famiglia che rivela pian piano il suo disagio. E così, crescendo, il fossato che sempre si scava tra un adolescente e i suoi familiari diventa nel suo caso ancora più profondo. Magda vuole vivere, ma vuole vivere per sé. Vuole recuperare i suoi ricordi, e vuole che siano suoi, non quelli che la madre ha registrato con cura maniacale in un quaderno. Ed è questo processo che l'autrice ci racconta pagina dopo pagina, questa la "fortuna" che offre alla sua protagonista, quella di riappropriarsi della sua storia e di chiudere definitivamente una ferita aperta.