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"Possiamo parlare di natura e funzione dell'arte nell'epoca della modificazione antropologica e del nichilismo? È legittimo sostenere che la libertà non è un assoluto e che l'etica e l'estetica hanno una reciproca relazione? [...] Davanti al crollo di istituti autorevoli, la solitudine dell'artista diventerà così creativa, senza utilitarismi in vista, forte soltanto di una motivazione etica. La testimonianza diventerà così presenza irradiante, autenticamente libera e non asservita, capace di trasmettere l'ansia d'innito sopita nell'uomo delle metropoli anonime e uniformanti del nostro tempo. Perché abbiamo bisogno, ancora, di uomini in piedi e di un Dio di verità e non di falsi additivi." (T. Romano)