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Che memoria e poesia siano tra loro collegate da un rapporto di essenziale interrelazione, l'avevano già ben intuito i greci quando avevano eletto a madre delle Muse, le divinità delle arti e delle scienze, Mnemosine, la dea cioè che personificava appunto il ricordo: come a dire che la radice di ogni esperienza e crescita, sentimentale e morale, risiede e consiste nella capacità di conservare e ricordare nella mente e nel cuore, prima di diventare lingua per forza di scrittura nella luce del canto [...] Lo sgomento per un'idea segnata da un acquisto e da una perdita irreparabile (Leopardi), l'emozione del vivere in presentia di ombre amate e familiari su una scena di quotidiane solitudini e inquietudini (Pascoli), l'accettazione di una deminutio, di un ruolo dimesso e apparentemente rinunciatario, intriso della teologia negativa, del nihilismo del secolo (Gozzano): sono queste le linee di tendenza che penetrano la poesia tra Novecento e i nostri giorni? (V. Guarracino).