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"[...] colpisce immediatamente nell'interpretazione di Paolo Steffan, l'istanza di un allargamento dell'opera di Cecchinel a un'attualità prosastica, quella di una cultura urbana e suburbana che si riconosce nei generi narrativi e nell'autofiction e che sembrava estranea all'Arcadia sfregiata di Cecchinel pur procedendo altrove sui medesimi binari. Proseguendo sul filo di queste considerazioni innescate dalla smagliante monografia di Paolo Steffan, la prima su Cecchinel, la diretta conseguenza dell'allargamento della forbice che separa la maturità del poeta dall'età sempre più fresca dei propri lettori è tuttavia la sua collocazione nell'idiocanone della contemporaneità. Sia consentito l'uso del termine intensivo di idiocanone in luogo dell'impossibile stabilizzazione di un canone della poesia italiana contemporanea, da considerare orfana di un baricentro linguistico ed editoriale unitario. Il policentrismo tuttavia non ha generato sempre e soltanto dispersione e disseminazione correlativa e troppo spesso autorefenziale, quale ha luogo in parallelo negli spazi immateriali della rete, determinando piuttosto un tipo di infeudamento locale o regionale e mettendo in crisi ogni pretesa monarchica di imporre tendenze, giudizi e graduatorie. L'ammissione della presenza fisica del poeta nel territorio e la disposizione all'ascolto propone in tal senso una giovevole sospensione del giudizio a favore del reperimento di documentazione di primaria importanza, non fosse per la storia della letteratura, per la storia sociale e culturale senza dubbio. Tra passione e rilevazione, si tratta di un fenomeno al quale non è esente la migliore ricerca universitaria, ossia quella capace di mettere tra parentesi un concetto non più percorribile di lingua o letteratura, o poesia italiana, e di andare incontro a realtà ibride e in via di ricodificazione." (Dalla prefazione di Alessandro Scarsella).