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«... e tiranni, in qualunque modo si ammazzino e spenghino, sien ben morti». Così, secco, decide Lorenzino nella stupenda Apologia - «esempio di eloquenza grande e perfetta da ogni parte» (Leopardi) - scritta per rivendicare l'uccisione del cugino Alessandro, tiranno di Firenze. Al lettore curioso offriamo oggi, assieme a questo testo meraviglioso, un'ampia messe di documenti difficilmente reperibili, che consentiranno non solo di approfondire la conoscenza di un personaggio geniale e per tanti aspetti indecifrabile come Lorenzaccio, ma di penetrare nel clima del nostro inquieto Rinascimento: caratterizzato dall'affermazione di Signorie feroci quanto splendide e tuttavia ancora pervaso dalla nostalgia per la bella libertà perduta e dal desiderio di ripristinarla: nel culto umanistico della virtus romana. Abbiamo concepito questo volume come una cronaca a più voci, quasi un romanzo alla Rashomon. O come un'indagine poliziesca: l'autore si è limitato a convocare personaggi e testimoni e a farli parlare astenendosi da interventi personali se non nelle note esplicative e in qualche didascalia. La ricca galleria di immagini collabora, senza alcun compiacimento ornamentale, a moltiplicare gli indizi che metteranno il lettore - giudice unico - nella condizione di emettere il proprio verdetto. L'inquadramento storico della vicenda è affidato al saggio introduttivo di Francesca Russo "In morte del tiranno".