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Grazia cresce in un imprecisato paese del Sud antico e rurale. Ignoranza e superstizione sono il suo mondo. Ha forza fisica e rabbia cieca a crescerle dentro e cui non sa dare un nome, ma che accetta come dato oggettivo: come la sua povertà, la sporcizia, l'assenza di prospettiva. Don Rafele, capostipite della famiglia di macellai più ricca del paese, che ha costruito la sua fortuna sui maiali, la chiede a servizio e per Grazia sembrerebbe iniziare una nuova vita: vivere sotto lo stesso tetto di Nuccio, il primogenito di Don Rafele di cui è segretamente infatuata, avere una nuova posizione sociale, guadagnare e mantenere la sua famiglia. In poco tempo scoprirà sulla sua pelle il prezzo dell'illusione: si può davvero scegliere, quando non si hanno parole per definire la realtà? Quando il concetto stesso di realtà è piegato dal pregiudizio, dalla paura del diverso, dai canoni non scritti di un mondo immobile e pre-logico? Ogni personaggio sembra combattere con questa domanda, ma la redenzione resta lontana e irraggiungibile. Per tutti.