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Pur non essendo un archeologo, come egli stesso ammette nella prefazione, Don Santino Spartà, con impegno e appassionato amore per la sua città, ha cercato di "comprendere" i reperti del Museo "Paolo Vagliasindi" di Randazzo. Dopo aver esaminato attentamente vari manuali di esperti e documenti dell'Amministrazione Comunale, ha instaurato un colloquio virtuale con la varietà degli antichi insediamenti umani rinvenuti. Così, da "umile figlio civile ed ecclesiastico" della sua Randazzo, ha proceduto a redigere una storia del Museo, con esiti senz'altro apprezzabili, che confermano la sua predisposizione allo studio e alla ricerca nei vari campi culturali, dalla poesia alla critica letteraria, dal giornalismo alla storia e, ora, anche all'archeologia.