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Frutto di un profondo ripensamento della metafisica classica e del retaggio, dogmaticamente accettato nei secoli, della filosofia greca, con i suoi retro-mondi e le sue dimensioni iperuraniche, questo libro di Whitehead ruota attorno ai due poli solo apparentemente contrapposti: quello dell'esperienza quale espressione dell'autonomia della Natura, e quello della filosofia come riserva d'immaginazione nascente dalla consapevolezza di non poter racchiudere la realtà nei suoi schemi concettuali. La critica all'intellettualismo diventa, in Whitehead, l'espressione di una profonda insoddisfazione verso le pretese della scienza dell'epoca, confinata in uno spazio specialistico, privo degli apporti e dei confronti con gli altri rami del sapere. Il suo intento è quello di riproporre con sensibilità del tutto moderna la riflessione parmenidea sul legame tra essere, pensiero e natura. Tale riflessione, che sollecita l'intelligenza e la sensibilità del lettore e impegna tutte le sue facoltà,spalanca le porte ad una inedita dimensione del reale, una zona preriflessiva fatta di istinti animali, di sentimenti, di affetti, di reazioni corporee, di lampi di intuizione estetica che spingono a ricercare ordine e armonia ma che è animato anche dalla curiosità, dallo stupore, da quella meraviglia che è alla base della filosofia.