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Ero piacevolmente anestetizzato. Tutto il mondo occidentale mi invidiava e io ne ero consapevole. Il tempo, in quel preciso luogo, non trascorreva seguendo i canoni degli stronzi orologi digitali o a lancette, ma fluttuava nell'aria con una complicità che non avevo mai avvertito. Non c'era fretta, non dovevo correre da nessuna parte. Rimasi in quella sedia per un'eternità, ore di gioia e goduria intensa. Nessuna donna avrebbe potuto regalarmi tanta felicità come quell'istante che madre Natura mi stava donando. Era la mia scopata con l'universo, un amplesso per me nuovo, un'orgia di emozioni e sensazioni mai provate.