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Marco Furlani, accademico del CAAI e guida alpina, inizia ad arrampicare giovanissimo, ma un grave incidente agli albori della sua carriera mette in dubbio il suo futuro alpinistico. Lui non si ferma e dopo un recupero miracoloso riprende la via dei monti. I suoi miti sono Cesare Maestri e il grande rocciatore Marino Stenico, dal quale apprende i rudimenti della tecnica. Con compagni diversi arrampica in Paganella e poi nelle Dolomiti, dapprima su vie facili, poi via via sempre più difficili, come la via delle Guide al Crozzon di Brenta a 16 anni, le vie Cassin e Comici alle Tre Cime di Lavaredo a 17 anni. Ha una visione romantica dell'alpinismo, ancorata al concetto di alpinismo classico, status che gli ha permesso di vivere in totale libertà senza farsi condizionare da stress e prestazioni. Nel 1979 è uno dei primi italiani a recarsi in Yosemite, santuario del cambiamento, sperimentando quelle che saranno le nuove tendenze tecniche e filosofiche che tanto influenzeranno l'alpinismo nel vecchio continente. Tutto quello che apprende in quei luoghi lo metterà in pratica nelle Dolomiti e in Valle del Sarca. Per gli amanti dei numeri, infatti, nell'arco di 40 anni di attività ripete circa 2500 vie, conta un centinaio di prime ripetizioni, 20 prime invernali. Ma la disciplina che più lo affascina è l'esplorazione e l'apertura di vie nuove, di cui se ne contano oltre cinquanta.