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Personaggio enigmatico e controverso, Isabelle Eberhardt suscitò grande curiosità agli albori del secolo scorso quando si venne a sapere della morte di una giovane ventisettenne, annegata paradossalmente in pieno Sahara. Nata a Ginevra da una nobildonna russa e cresciuta in un ambiente di alta cultura iniziò prestissimo a viaggiare nel Nord Africa, sotto falso nome e travestita da cavaliere arabo per addentrarsi in territori inaccessibili a visitatrici europee. Nomade per vocazione, scrittrice e giornalista irrequieta, abbracciò la fede islamica e divenne amica sia di sceicchi e sapienti sufi sia di ufficiali dell'esercito coloniale francese, finendo così per essere sospettata di spionaggio da entrambe le parti. Seppur il peso dei giudizi minasse costantemente il suo entusiasmo, mai rinunciò al suo modo di vivere libero ed emancipato. L'autrice non si è accontentata di consultare libri e carteggi per raccontare le avventure e gli amori appassionati di questa giovane donna, ma ha ripercorso i luoghi dove Isabelle è vissuta scoprendo che, a distanza di un secolo, il suo ricordo è ancora vivo, tramandato di generazione in generazione.