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Nel dedicare a Faustino il terzo libro della sua raccolta di epigrammi, Marziale riflette sulle dinamiche della ricezione dell'opera, in cui un ruolo decisivo è ascritto all'intervento del patronus, in grado di strappare i versi ad un precoce quanto umiliante oblio e di creare le premesse per un loro duraturo Fortleben. Dietro la captatio benevolentiae dell'illustre protettore si cela, però, una complessa trama poetologica che lascia trapelare la piena coscienza del pregio della propria ars da parte dell'epigrammista e che, grazie alla ripresa del tema in due componimenti del quarto e del settimo libro rivolti al dotto Domizio Apollinare, approda ad un tratteggio sempre più scopertamente erotizzato del rapporto tra testo e lettore. Di questa strategia connotativa si intende qui indagare non solo il coerente sviluppo, ma anche l'efficacia nel mettere a frutto il ricco sostrato intertestuale e nel mobilitare alcuni paradigmi culturali dell'età flavia funzionali all'individuazione del potere seduttivo del libellus come requisito indispensabile a catturare l'agognato favore del pubblico.