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La strada della nostra riflessione si orienta seguendo le impronte non facilmente rilevabili di una epistemologia umanistica della quale avvertiamo l'esigenza in un mondo dominato dalla tecnocrazia. Non s'intende - sarebbe una pretesa assurda - cambiare il compito dell'epistemologia, che rimane quello di riflettere sulla coerenza dei procedimenti scientifici e delle forme di conoscenza che li caratterizzano. La nostra scelta intende muoversi, piuttosto nella direzione di una umanizzazione della ricerca epistemologica: non ci basta l'indagine sulle forme del sapere scientifico, le loro variazioni e la loro storia, vogliamo verificare se al centro di tutto ciò permane l'essere umano come valore. Per noi non esiste sapere scientifico che possa eludere l'uomo come destinatario della propria ricerca; in altre parole non possiamo accettare l'idea di una scienza priva di etica e che nel suo procedere, quindi, non abbia alcun interesse per il bene comune. La sua presunta neutralità ci sembra, a tutti gli effetti, il contrario del bene.