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Un po' fantozziano il protagonista di questo romanzo di Paolo Morati: sembrano come annunciarlo le battute iniziali. Si susseguono poi equivoci e combinazioni comiche e paradossali, incidenti e intoppi in un volgere di cinque giornate in cui sembra come snodarsi il romanzo di formazione di un cinquantenne angustiato dalla "sarcopenia"(si scopra qui cos'è), oltre che da una volgarità di comportamento e di rapporti entro una Roma dinoccolata e stanca, senza prospettive e senza nessuna "grande bellezza". Quasi un'accidentata parabola su come uscirne. Giulio Ferroni Federico ha cinquant'anni e si sente un uomo felice. Dopo un matrimonio fallito adesso è in coppia con Harriet, una giovane svedese che va a trovare a Stoccolma ogni due settimane. Un giorno, mentre torna in macchina dal lavoro, un collega coetaneo si lamenta con lui del progressivo decadimento fisico di cui sono entrambi soggetti. E a Federico si sgretolano le prime certezze. Il giorno dopo la madre con un ricatto morale gli impedisce di partire per la Svezia e lo costringe a mettersi in cerca di Claudia, la primogenita di cui ormai da quattro anni si è persa ogni traccia. Comincia così l'odissea di Federico che, tra riflessioni amare sul proprio invecchiamento e ricerche infruttuose della sorella, va incontro a una serie di disavventure che si abbattono una sull'altra e si trascinano in una caduta a catena in un vero e proprio effetto domino. L'aiuto di Luca, l'insopportabile figlio ventenne, darà però l'avvio a un'inversione di rotta. Con un umorismo tagliente Marati ritrae le ipocrisie, le menzogne, le bassezze e gli egoismi di Federico, un antieroe calato in un mondo antieroico. Ne scaturisce un ritratto spietato della società del bel paese nell'età post berlusconiana con il suo grigiore, con il suo scialbo immaginario di massa, con i suoi angusti orizzonti ideali. Eppure, in mezzo a tanta desolata meschinità, l'autore sembra aprire degli spiragli per una possibile rigenerazione.