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"Quello che mi fa veramente pensare che il tempo è passato inesorabilmente, è il fatto di ricordarsi di cose che se raccontate, ai nostri figli parrebbero irreali". La vita di un uomo ormai settantenne cresciuto nel cuore della Bassa padana, la sua infanzia e la sua giovinezza lontane possono effettivamente sembrare inverosimili ad un giovane lettore di oggi: il frutto di una fantasia ariostesca, per i continui episodi, caratteri, personaggi che hanno del surreale. E infatti l'autore di questo libro ha scelto, opportunamente, un nome di fantasia. Ispirato al suo Borgo, la sua Guastalla, centro geografico e ideale di tutte le avventure raccontate. Eppure tutto ciò che questo libro contiene è reale, pura vita vissuta. Quel mondo è esistito veramente, con la sua povertà e la sua solidarietà, i suoi valori essenziali, l'alto e il basso mescolati insieme, l'irrefrenabile voglia di vivere che vinceva le ombre di morte spesso incombenti. Titoli come Festa nell'aia, Spagnochìn, La fumana, Pelle di talpa, Pane e anguria non possono ingannare sul tono memoriale, malinconico ma non triste, di questo diario di gioventù.