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"Elisa fluisce in un canto composto ove gioia e dolore si ridimensionano in una mal celata rassegnazione. Tutto è al suo posto, osservato a distanza da un occhio velato ma vivo e vigile. Tutto ha come scenario una natura reale ed evanescente ad un tempo, con spine e acque cristalline, animali giocosi e gravemente feriti, protezione e crudeltà che la natura dispensa attraverso profumi e spine. Ma, qualche volta, da tutto questo puzzle dove tutto è al suo posto, si crea uno scarto, qualcosa sfugge al controllo e si scorgono con la fugacità del sogno e del vento, girotondi, fatine appena delineate, materne mani protettive e bambini teneri poco più che neonati, è l'infanzia che deborda da tutte quelle immagini poeticamente composte, e qualche volta questa infanzia è vecchia e saggia e sembra aver udito e visto tutto, con quei passati remoti che non lasciano scampo, e sembrano dire: tutto è compiuto, io le vidi le spine, conobbi l'amarezza della perdita, il dolore pungente della vita che sfugge negli occhi teneri di un cane troppo fedele".