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«Guardando i miei lavori è difficile non pensare al Ready Made di origine dadaista e duchampiana e/o all'object-trouvè di matrice surrealista. Le mie operazioni sono il risultato dell'assemblaggio di oggetti d'uso riconsiderati, ma anche la materica testimonianza di un circuito interpretativo. Ogni oggetto perde la propria funzione. Pennelli, cravatte, metri, candele, riviste, diventano mezzi creativi. Sono oggetti attraverso i quali è possibile realizzare l'opera d'arte, ma non la rappresentano». «Se ci siamo evoluti dai primati lo dobbiamo solo alla nostra capacità di ideare sempre qualcosa di nuovo. Per migliorare la vita, ma anche lo spirito. Avere paura dei cambiamenti è contro la natura dell'uomo». «La mia ricerca attinge da un vasto universo oggettuale, un mondo di mercatini, ipermercati, botteghe, scantinati e depositi mescolato ai miei ricordi d'infanzia, di un tempo in cui mi costruivo i giocattoli da solo per averne sempre di nuovi. Giocattoli improvvisati nati dall'insieme di improbabili oggetti presenti in casa. A questa pratica, oggi, si aggiunge la componente intellettuale».