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L'inserimento avvenuto nel 2011 nella prestigiosa World Heritage List da parte dell'UNESCO - United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization - dei "Luoghi del potere dei Longobardi in Italia (568-774 d.C.)" e le plurime manifestazioni culturali e pubblicazioni che ne sono conseguite hanno contribuito ad accrescere l'interesse nei confronti di un popolo che già aveva avuto il sintetico, quanto ammirato, elogio di Tacito (Langobardos paucitas nobilitat) in quanto, pur esigui nel numero, rifiutavano combattendo ("non per obsequium, sed proelis ac periclitando...") e migrando di essere sottomessi da popoli ben più agguerriti e numerosi, non divenendone tributari. Da un altro punto di vista lo storico di Tiberio, Velleio Patercolo, li definisce più sbrigativamente "gens etiam germana feritate ferocior". Quanto a Paolo Diacono, lo storico esprime apprezzamento per la pace sociale e l'ordine pubblico ristabilito dai detti, ricordando con commosse parole che "Erat hoc mirabile in regno Langobardorum: nulla erat violentia, nullae struebantur insidiae; nemo aliquem iniuste angariabat; nemo spoliabat; non erant furta, non latrocinia".